…un uomo della tribù m’aveva seguito come un cane fino all’ombra irregolare delle mura. Quando uscii dall’ultimo sotterraneo, lo ritrovai all’imbocco della caverna. Stava sdraiato sulla sabbia dove goffamente tracciava e cancellava una fila di segni, ch’erano come le lettere dei sogni, che quando stiamo per capirle si confondono.
E’ ormai nota l’affermazione per cui la fotografia abbia a che fare con la morte e con l’eterno, poiché fissa ciò che è stato, e non sarà più, e gli dona un’esistenza eterna; trasforma la materia mortale in sostanza “immortale”. Questo meccanismo di prelevamento implica inoltre che la fotografia sia connessa ai concetti di linearità e circolarità, di reciprocità ed isolamento, di dipendenza ed autonomia, proprio perché, nell’atto del prelevare, incrina la consecutio dei fenomeni naturali, isolando quella porzione di universo “dall’intricata concatenazione di cause ed effetti, che è tanto vasta e segreta”, generandone di nuove ed infinite, nei più infiniti e svariati modi.
Questi aspetti della fotografia sono molto simili a ciò che avviene durante il sogno, in cui le immagini, fotogrammi provenienti dal mondo della veglia, vengono prelevate dal continuum esperenziale nel quale sono state folgorate, per essere rielaborate e vissute sotto nuove ed imprevedibili possibilità, apparentemente senza alcun principio visibile, in un tempo eterno che dura lo spazio di un secondo.
La realtà della fotografia, come quella del sogno, è un realtà fatta di spettri e monoliti, di elementi che spariscono nell’istante in cui si trasformano, simultaneamente divisa tra la precarietà dell’attimo e la vertigine della sua ripetizione.
Le immagini che seguono, nell’accuratezza e raffinatezza con cui sono state realizzate e nella loro vaghezza iconica, simulano ed accentuano questo aspetto intrinseco dell’immagine fotografica, il suo non prendere posizione a cavallo tra un mutismo pregno delle infinite possibilità e la ieraticità della materia che la compone.
Sono immagini di un sogno, di cui conservano l’ambiguità e la densità di significati; sono immagini che, nella loro tensione tra realtà e finzione, tipica comunque di ogni segno iconico, sembrano avvicinarsi ad una Verità molto più vasta ed intricata di ogni lucido e limitato intento definitorio. Come per le particelle più elementari della materia, tentare di far luce, di separare, di mettere a fuoco gli elementi che le compongono, significa perderne le tracce; come fotoni e bosoni bisogna riconoscerne i connotati rassegnandosi a percepirne i tratti e le loro tracce all’interno della visione di un più ampio ed inumano sistema.